mercoledì 16 dicembre 2015

NON CADIAMO NELLA TRAPPOLA CHE CI STANNO TENDENDO! IL 13 NOVEMBRE NON E', NE' DEVE ESSERE UN 11 SETTEMBRE

NON CADIAMO NELLA TRAPPOLA CHE CI STANNO TENDENDO! IL 13 NOVEMBRE NON E', NE' DEVE ESSERE UN 11 SETTEMBRE Leone Montagnini 22 novembre alle ore 21:13 (articolo scritto da Leone Montagnini la notte tra il 13 e il 14 novembre, poi aggiornato del bilancio finale dei morti di Parigi il 15 novembre) Gentili amiche e amici, sento il bisogno di parlarvi apertamente, mettendo da parte quelle autocensure più o meno coscienti che gli intellettuali da troppo tempo hanno imparato ad usare. Lo faccio di fronte ai gravi fatti avvenuti ieri sera a Parigi ed, in generale, nell'ultimo mese. La prima regola di fronte ad un attentato del tipo avvenuto a Parigi, come di fronte ad una catastrofe naturale o all'11 settembre a cui è stato paragonato (e questo mi preoccupa), è di non far prevalere i sentimenti del momento e di evitatre di prendere decisioni sull'onda dell'emozione. Occorre prima far passare lo "shock e lo sgomento" (shock and owe), che per motivi neurologici sono più veloci della ragione e la neutralizzano (cfr. Naomi Klein, The shock doctrine, New York: 2007). Non si tratta di rinunciare ad avere un "cuore di carne" ("toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" Ez, 36,26), cioè di rinunciare alla nostra sensibilità di uomini e donne, e divenire fredde macchine ciniche. Si tratta però di non rinunciare, parlo qui ai laici, a quelle qualità che ci fanno essere, donne e uomini, membri della specie homo sapiens sapiens: il possesso di quella parte razionale dell'anima, che Platone divide in ragione discorsiva, cioè il ragionamento, le procedure dimostrative, e intuitiva, da non trascurare, perché il nostro cervello non lavora sempre illuminato dalla luce della coscienza. Dobbiamo usare il linguaggio verbale (cioè per parole) sia dentro la nostra testa, il pensiero verbale (Piaget e Vygotskij), sia nella comunicazione con gli altri, cioè tramite il dialogo, che avviene necessariamente da punti di vista diversi, perché come diceva Protagora che era un filosofo, un po' troppo vilipeso secondo me da Platone, per ognuno è vero ciò che gli sembra tale. E chi può dire di avere la verità in tasca? Ciascuno può dire solo che quello crede vero, su cui può addirittura pensare che metterebbe la mano sul fuoco per quanto lo crede vero. Eppure vero potrebbe non esserlo. La nostra condizione umana è questa: viviamo come dentro uno scafandro dove ci arrivano apparenze. Col dialogo, però, un dialogo aperto, sincero, verace, ed anche con un po' di matematica. E con la simpatia e l'empatia, possiamo costruire qualcosa di più soli solido delle nostre apparenze. Così nasce la scienza, quella "psicologia delle menti associate" come diceva il nostro Carlo Cattaneo, che ci pemette di far tesoro delle esperienze delle generazioni passate e dei nostri conemporanei. Detto per i laici, in una parola, dobbiamo far funzionare bene tutti i sistemi che ci permettono di parlare di "cuore e mente", tra cui si annovera non solo il sistema nervoso, ma anche quelli che regolano le pulsioni, i sentimenti, ma in primo luogo non dobbiamo escludere la corteccia e quella neocorteccia, che ci fa diversi da tutti gli altri primati. Detto cristianamente: "Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe" (Mt 10,16). UN FIL ROUGE - DI SANGUE - DA ANKARA A PARIGI Riflettendo sui fatti di Parigi, usiamo per prima cosa memoria e aritmetica. Non c'è da vergognarsene, anche se si tratta di contare delle persone uccise. Sparare cifre gonfiate di morti per i per i propri scopi strategici, quello sì che è vergognoso (ogni uomo e donna intelligente dovrebbe sapere a cosa mi riferisco, se non capiscono, hanno fatto a perdere il proprio spirito critico. Qul che è sicuro è che non mi riferisco qui né al genocidio de caro popolo armeno, né all'Olocausto del caro popolo Ebraico). Ora, negli ultimi 35 giorni sono avvenuti 5 attentati tra Medio Oriente ed Europa. 1) 10 ottobre 2015: due bombe alla stazione di Ankara (Turchia) contro un raduno per una manifestazione pacifista. con almeno 99 morti. Rivendicazione ISIS. 2) 31 ottobre 2015: sul Sinai viene abbattuto - rivendicazione ISIS - un aereo civile russo con rotta da Sharm el Sheikh a San Pietroburgo. Muoiono 217 passeggeri (7 bambini, 138 donne e 62 uomini) e 7 membri dell'equipaggio. In totale 224 persone. Ho scritto subito ad una mia conoscente di San Pietroburgo (ci occupiamo entrambi di un matematico bizantino del IX secolo), porgendole le mie condoglianze. Mi ha risposto brevemente e delicatamente: «Dear Leo, it is really very sad Emoticon frown Thank you for your compassion». Ometto il suo nome per una questione di privacy. 3) 1° novembre 2015: non è un attentato e non è rivendicato dall'ISIS, ma un fatto di sagie rivendicato da Hamas. Però per il tempismo è eccezionalmente in linea; una coppia di civili, istraeliani ebrei mentre è in auto viene assalita e uccisa a pugnalate da oscuri sicari. Scoppia la "terza Intifada", che dura tuttora. A ieri il bilancio delle vittime era: 13 israeliani ebrei assassinati per pugnalamento; 2 israeliani ebrei uccisi per errore da dei vigilantes; 72 palestinesi dall'esercito israeliamo; 1 emigrante eritreo è ucciso per errore da un poliziotto. in totale 88 persone [fonte: Panorama] 4) 12 novembre 2015: Beirut 41 persone morte per due bombe; 5) 13 novembre 2015: Parigi 120 persone morte Nell'arco di un mese sono state uccise persone 671 persone, con una media di 134 persone ad evento. I feriti, a parte l'aereo russo in cui sono tutti deceduti, sono stati alcune migliaia. La differenza è che ora si colpisce il cuore dell'Europa Occidentale (c'era stato già Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015 con 13 morti, con la stessa risonanza ma più limitata alla Francia). Inoltre le TV occidentali hanno iniziato un battage straordinario, da 11 settembre 2001 che mi inquieta. Una copertura mediatica che certamente non c'è stata per il dramma che ha colpito la Russia e in particolare San Pietroburgo, città europeissima. Essa è stata modica per Ankara al confronto di Parigi. Ed assente per Beirut. Lungi da me dal minimizzare quel che è successo ieri a Parigi. Sono in lutto come voi ed il mio diario FB partecipa e fa da megafono a questo lutto espresso da molti amici con sensibilità diverse che a volte condivido, a volte meno, ma mi sembrava fosse importante dare voce a tutti. In ogni caso, quando sono contestualizzati, gli attentati di Parigi appaiono come l'anello di una catena. E dobbiamo capire. Ora proviamo ad usare la ragione al meglio e di riflettere sui collegamenti che faccio. Come fanno gli scienziati, farò anche alcune ipotesi di natura più congetturale che richiederà corroborazioni (Cfr. Karl Popper, Congetture e Confutazioni). Chiedo a chiunque di verificare le notizie che do, in primo luogo ai giornalisti e agli storici, per i quali la verifica delle notizie dovrebbe essere parte essenziale della professione. Ed a chi si considera filosofo, di controllare i miei passaggi logici. A mio parere i fatti di Parigi sono parte di una strategia più ampia, cioè rientrano nella catena di sangue che va da Ankara a Parigi. Il fulcro di tale strategia è nella guerra civile che da quasi 5 anni sta dilaniando la Siria. La causa scatenante principale è l'interbento diplomatico e militare russo, specialmente la campagna di bombardamenti aerei iniziata il 30 settembre 2015. LA DEMOLIZIONE DELL'URSS Negli anni Ottanta del secolo scorso, l'URSS era una gerontocrazia moribonda, ben rapprentata dai vecchi segretari del PCUS: Jurij V. Andropov e Konstantin U. Tchiernienko, ultimi eroi della rivoluzione del 1917. Poi fu presa in mano da Gorbachev, uomo di un'altra generazone. Occorre precisare che l'URSS tra 1989 e 1991 è caduta non per una guerra di conquista statunitense, ma in primo luogo per l'opera dell'autosmantellamento intrapreso da Mikhail Gorbachev, che smobilitò, curiosamente, senza pretendere nessun contraccabio, nemmeno economico nella situazione di grave crisi economica in cui l'economia sovietica versava. Nemmeno credo abbia avuto un tornaconto personale visto che, quando fu esautorato con lo strano golpe del 1991 dalla carica di Segretario del PCUS, dovette guadagnarsi da vivere pubblicizzando in TV la pizza Hut. Gorbachev avviò un programma di radicali riforme economiche, che aprirono al mercato, scardinò la politica di segretezza dell'URSS (fatto che gli USA si guardarono bene dal fare, con la loro intelligence ipertrofica, nata con la Seconda Guerra Mondiale). Infine Gorbachev smilitarizzò rapidamente l'URSS, creando - ipotizzo - anche pesanti contraccolpi economici sull'economia interna, visto che, come negli Stati Uniti, il complesso militare industriale era divenuto il motore delle economie delle grandi potenze scaturite dalla Seconda guerra mondiale (cfr. Kenneth Galbraith, "The Economics of Innocent Fraud", 2004; Kelly Denton-Borhaug, U.S. War-Culture, Sacrifice and Salvation, 2011. Ha fatto da coraggioso apripista alla teoria del "keynesismo militare" l'economista Enzo Modugno). Ricordo - perdonatemi ma non ho a portata di mano il libro, così cito a memoria - che Gandhi scrisse: se un paese avrà il coraggio di disarmare unilateralmente, attirerà su di sé tanta di quella ammirazione universale da parte dell'umanità intera che spingerà verso il disarmo di tutti. Questa era la mia speranza tra 1979 e 1981. Ma i paesi occidentali, Stati Uniti in primis, invece di comportarsi come aveva profetizzato il Mahatma, fecero in modo con modi anche poco ortodossi di provocarne lo smembramento totale. La Comunità degli Stati Indipendenti che ne risultò divenne il luogo dove spartirsi il bottino della seconda potenza mondiale, da parte dell'Occidente, e solo per il fatto che l'URSS aveva abbassato la guardia. La guida dei nuovi stati indipendenti dell'ex Patto di Varsavia e di quelli scaturiti dallo smembramento dell'URSS non fu affidata a coloro che avevano lottato per il cambiamento ed un socialismo dal volto umano. "Dubček? Chi era costui?". Solženicyn dichiarò; la differenza tra il vecchio URSS e l'Occidente è che nel primo per non farti parlare mandavano in Siberia, qui è sufficiente che ti tolgano il microfono! (anche qui cito a memoria). Ma la cosa più grave avvenne con la guerra che si fomentò nella Federazione yugoslava, il paese più aperto tra quelli del patto di Varsavia. Una guerra fomentata dallo stesso Vaticano di Wojtyła, il quale, invece di assumere il ruolo di arbitro imparziale, secondo l'alta missione di mediatore di pace affidata da Gesù di Nazareth a Shimon detto Cefa, si affrettò a riconoscere diplomaticamente gli autoproclamatisi indipendenti Stati di Slovenia e Croazia. Lo stesso fece con le tre repubbliche baltiche. Curioso atteggiamento per una Chiesa cattolica per riconobbere Israele come Stato legittimo ha aspettato 45 anni da 1948 al 1993. I consiglieri statunitensi di cui Eltsin si circondò fecero in modo che le ricchezze della nazione prima distribuite più o meno equamente tra i sovietici andassero nella mani di pochissimi. Che l'Occidente prese subito a chiamare dispregiativamente "oligarchi", nonostante fossero stati da lui creati: ma il potere si esercita meglio sopra uomini corrotti, come ben sapeva la polizia zarista nell'atto di redigere i Protocolli dei Savi Sion. LA RUSSIA DI OGGI E' UNO STATO NUOVO Non tutto il male vien per nuocere. Nonostante le aberrazioni che abbiamo visto, dopo il 1989, gli abitanti dell'Est considerati come poveri straccioni da sfruttare, ignorando la loro profondità culturale e di carattere. Ingegneri, medici e docenti ridotti a nostri muratori e badanti. L'ex URSS, mi sembra, ha avuto una palingenesi. Ora è un paese capitalista che tiene alla propria indipendenza e dignità. Ha respirato l'ossigeno della libertà ed è diventato una cosa nuova. Che andrebbe studiata bene. E' tollerante con le religioni che lo compongono. Ma veniamo a Vladimir Putin. TIME nel 2007 gli dedicò la copertina come persona dell'anno. Ora, dopo alcuni anni di demonizzazione anche il barman sotto casa mia lo considera come un despota. Mi astengo da una valutazione sull'uomo che non conosco, ma se "è dai frutti che ricoscerete l'albero", mi pare che almeno in Siria i frutti della sua attività di politico sapiente siano stati molto buoni. Laureato in relazioni internazionali, ma anche conoscitore di come vanno le cose nel mondo, già appartenente al KGB, dimostra di saper usare molto bene le armi della diplomazia ed al momento opportuno la forza militare. IL CONTRASTO RUSSO ALLA STRATEGIA GEOPOLITICA USA In maniera finissima Putin nel 2013 riuscì scongiurare i bombardamenti Nato, evitando ciò che era accaduto in Libia. Si accordo' perché le armi al gas sarin detenute dalla Siria fossero consegnate alla comunità internazionale. In contemporanea il papa Francesco chiese a gran voce di non bombardare la Siria. Poi avvenne il miracolo: il parlamento Inglese votò contro i bombardamenti in Siria e lo stesso Congresso degli Stati Uniti si accodo' al parlamento Inglese. Per i falchi Usa fu una grande sconfitta. Forse la più grande dal 1989. A quel punto cominciarono a comparire questi strani ceffi che cambiano nome: prima IS (Islamic State), ISIS (Islamic State of Iraq and Syria) ISIL (Islamic State of Iraq and Levant). Chi finanzia questi signori dal volto coperto? Si dice si finanziano coi reperti archeologici e col petrolio siriani. Ed allora diteci chi compra queste cose? Chi gli ha dato i fuoristrada Tojota nuovi di zecca? Sembrano normali, ma non lo sono, in quanto sul retro portano delle armi anticarro che chiamano "domatori di Hassad", perché Hassad in arabo vuol dire Leone. Non si può sparare con armi come quelle da un pick-up, perché il rinculo le svellerebbe. Infatti sono rinforzati in maniera speciale. Così l'Isis e gli altri incappucciati neri fanno finta di essere ribelli su veicoli civili, tra l'altro molto mobili nel deserto, ma sono ottimi sistemi anticarro. Siete mai stati in Siria? Vi spiego com'è fatta: tutta la vita si svolge in prossimità del mare o del confine Turco. La strada che viene da Gerusalemme arriva a Damasco, la stessa dove Saul di Tarso cadde da cavallo e si convertì. Questa strada procede da Sud a Nord verso il confine Turco. Ad Ovest tra la strada e il mare c'è la vita, c'era la vita. E c'è Latakia, la base russa intorno alla quale si sono accampati un milione di rifugiati siriani, perché si sentono protetti dai russi. La strada poi approssimandosi alla Turchia storce destra, cioè verso Est e giunge ad Aleppo, per poi penetrare in Irak ed in Iraq. Ora, questa strada fa da cornice ad un immenso deserto piatto. Colpire dall'alto le Toyota dell'ISIS in un desero piatto e biancastro senza possibilita di rifugio, per la coalizione a guida Usa che da un anno dice di combattere l'ISIS sarebbe stato facile come nel tiro a segno del Lunapark, con la facilitazione che i proiettili non sono tappetti ma missili che inseguono automaticamente il bersaglio. Dopo oltre un anno di bombardamenti statunitensi l'ISIS curiosamente è diventato più forte. Perché e come? Secondo me perché non si voleva toccare, anzi lo si voleva usare, come Al Qaeda in Afganistan, per i propri fini geopolitici, che sembrano questi: "libizzare" la Siria, l'Iraq già lo è, "libizzare" l'Iran, fino all'Afghanistan che è già "libizzato" (avete fatto caso a come i Talebani dopo anni di guerra sembrino più forti di prima), poi spingersi nel Caucaso a prevalenza Islamica fin dentro la Russia e di lì dominare il mondo. Vi siete mai chiesti perché Napoleone e Hitler puntavano a Mosca? Perché c'è una vecchia ma sempre viva teoria geopolitica che dice: chi conquista il ventre dell'Asia, conquista l'Eurasia, e chi conquista l'Eurasia conquista il Mondo! (Cfr. Raymond Aron, Paix et guerre entre les nations. Paris, 1962). La stessa teoria guida da decenni uno degli politologi più ascoltati negli Stati Uniti, Sbigniew Brzezinski. Consigliere di Carter che riuscì con una strategia da scacchista esperto ad intrappolare l'URSS nel pantano Afghano, facendo passare i Sovietici dalla parte degli invasori, mentre era il contrario. E' lui che si è inventato l'idea di utilizzare ai fini degli USA i Mujaheddin (che significa i combattenti nel Jihad, cioè la guerra santa. Che questo falco consigliere di un presidente colomba condivida la teoria geopolitica di Napoleone e Hitler, lo si può leggere nei suoi libri (cfr Brzezinski, The grand chessboard: American Strategy an its geostrategic imperatives, 1998). Il papa Wojtila era grande amico di questo geostratega, già prima di diventare salire sul soglio di Pietro, il che spiega perché la geostrategia di Usa e quella Vaticana fu così in sintonia e riuscì ad indurre l'autodemolizione l'URSS. In quegli anni passarono per lo IOR miliardi di dollari finalizzati a finanziare Solidarnosh, con oscuri accordi massoni banchieri servizi segreti e con gli assassini della Banda della Magliana. Ma torniamo alla teoria di chi prende l'Eurasia prende il Mondo. Questa teoria è applicata dagli Stati Uniti cercando di creare il regno del caos da Damasco a Mosca servendosi come gia in Afghanistan di Mujaiddeen indottrinati, addestrati, finanziati e riforniti di armi dagli Usa. Il 40% dei ribelli, Quaedisti e ISIS, che combattono in Siria sono stranieri reclutati in Europa e nel resto del mondo, addestrati in Turchia e finanziati dall'Arabia Saudita ed in altri paesi arabi filo-occidentali straripanti di petrolio. In questa situazione la Russia ha avuto solo due scelte o attendere di essere fagocitata dal caos, o uscire allo scoperto, in soccorso della Siria. Così, con un'opera diplomatica anche qui non banale, Putin è riuscita a tenersi aperto uno spazio aereo, che gli Stati Uniti gli avevano interdetto (Ucraina, Bulgaria e Grecia), riuscendo ad accordarsi con Iran, Iraq ed avendo una richiesta esplicita di intervento militare da parte del presidente democratiamente eletto Bashar al-Assad. La Russia che ha rimodernato il proprio arsenale militare secondo il suo stile pratico. Non potendo riprogettare aerei, navi e sottomarini, li ha dotati di missili e siluri di raggio molto lungo e molto sofisticati dal punto di vista del controllo automatico. L'intervento militare russo ha stupito il modo per la capacità operativa espressa. Nel frattempo ha dato modo all'esercito siriano riconquistare buona parte del territorio siriano. Una battaglia non facile perché questi cosiddeti ribelli sono stati riforniti da anni di speciali sistemi per praticare tunnel sotto le città. L'azione russa non si è fermata all'aspetto militare. Putin è riuscito a portare Hassad a Mosca ed accogliendolo con gli onori che spettano ad un capo di Stato gli ha spiegato che nessuna guerra si vince con la forza e che necessariamente occorreva usare l'arma della diplomazia, chiedendogli due cose. Da un lato di farsi da parte se necessario, e proponendogli di accettare che i raid russi avrebbero aiutato anche i ribelli del libero esercito di Siria nella sua lotta all'ISIS. Hassad ha acconsentito a condizione che la Siria non sia smembrata e che siano i siriani ad eleggere il loro presidente in maniera democratica. Ha accettato anche il secondo punto. Ma questo ribelli non ISIS non si è mai riusciti a trovarli veramente. In ogni caso questa via diplomatica è stata percorsa dalla Russia con tenacia, riuscendo a far sedere intorno ad un tavolo a Vienna Stati Uniti, Russia, gli Stati medio-orientali cointeressati. compreso fatto eccezionale l'IRAN. I tavolo è sotto la presidenza di De Mistura, inviato speciale del Segretario dell'ONU per la Siria. La Russia vorrebbe al tavolo dei negoziati anche Hassad e i ribelli, ma Stati Uniti, Arabia e Turchia si oppongono, all'ammissione di Hassad. Il prossimo incontro di Vienna era previsto per sabato 14 novembre 2015. PERCHE' LA SCIA DI ATTENTATI DA ANKARA A PARIGI? L'intervento militare e diplomatico russo ha scompaginato completamente i piani statunitensi, ed ha ridato una autonomia all'ONU dopo anni di sudditanza de facto rispetto all'unica superpotenza rimasta. Si è cominciata diradare la coltre di nebbia che avvolgeva la Siria, a parte le immagini di una città come Palmira che era ridotta a ruderi da quando l'abbandonarono i romani. Si è inceppata almeno per ora la geopolitica del caos. Gli Stati Uniti hanno cominciato a cercare delle contromosse. Innanzitutto dotando i ribelli sul campo di micidiali armi con le quali il 10 novembre è stata bombardata Latakia. Sappiamo che gli attentati sono stati rivendicati dall'ISIS, logica vorrebbe che tutti gli Stati si concentrassero contro l'ISIS. Perché questi attentati? Quello contro l'aereo civile russo sembra essere un avvertimento, specialmente se ad abbatterlo è Stato un missile. Potrebbe essere stato un modo per spaventare i russi. E gli altri? Beirut può essere connesso al fatto che Hezbollah ha affiancato l'Esercito Siriano di Hassad. E gli altri attentati? Noi italiani conosciamo la strategia della tensione, la complessità che comporta capire chi e perché. Personalmente ho teso ad accostare l'attentato di Ankara all'inizio dell'Intifada. Deviare l'attenzione su altro? A tenere alta la tensione in Israele sembra sembra che qualcuno provi gusto. Una saggia anziana ebrea mia amica, ora scomparsa, mi diceva che secondo lei Israele viene usata come una miccia per incendiare il Medio-Oriente quando serve. L'attentato del 13 novembre 2015 a Parigi ha tutta l'aria di voler far riversare tutto lo sgomento dell'opinione pubblica europea su Hassad innanzitutto. Già il Il Fatto Quotiniano del 14 novembre titotala "uno dei principali gruppi armati che lottano contro il regime indicano come mandante il governo di Damasco". E chissà poi verranno coinvolti in questo gioco al massacro anche i suoi alleati: Hezbollah, Iran, Russia. Troppi hanno già parlato del 13 novembre francese come dell'11 settembre francese. Ricordate che dall'11 settembre 2001 scaturirono due guerre infinite: Afghanistan e Iraq. Quell'evento provocò come ora nelle nostre teste uno stato di "shock and owe", shock e sgomento, che ci abbassò le difese immunitarie critiche. Leone Montagnini

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